Illeciti edilizi possono ridurre i requisiti di Agibilità e Abitabilità, giustificando lo sgombero con ordinanza demolitoria
L’abolizione ha portato i professionisti in un tunnel in nome della libera concorrenza
Sull’abolizione e ripristino dei minimi tariffari per chi svolge la libera professione in Italia il dibattito è sempre acceso
Diciamo subito che furono abolite in due tempi: il primo round lo diede Bersani, ma siccome il suo provvedimento non fu “abbastanza convincente”, ci fu il secondo round definitivo fu portato a compimento dal Governo Monti mediante il Decreto Legge n. 1 del 24 gennaio 2012.
Da allora, soprattutto sui mezzi di comunicazione e social è tutto un susseguirsi di petizioni e proposte di ogni genere per il loro ripristino, posto che l’Ordine degli Avvocati invece si è mosso decisamente in maniera diversa.
Sempre dal 2012 il settore professionale dell’edilizia è affondato ancora di più nelle secche della Crisi, per una ragione di concause che provo a sintetizzare in maniera non esaustiva:
- crisi del settore edilizio;
- adempimenti burocratici in aumento;
- comunicazione e social forum più presenti;
- svalutazione generalizzata del Decoro e degli Ordini professionali;
- impreparazione dei professionisti nel nuovo regime;
Partiamo dal primo punto, La Crisi. E’ innegabile la crisi del settore, abbiamo un patrimonio costruito assai sovrabbondante alla domanda; le cause sono molte, partiamo da una pessima pianificazione territoriale e urbanistica, passando dai fenomeni sociali come scarse tutele lavorative, altissimo costo della vita, pressione fiscale svedese con servizi nigeriani, emigrazione di giovani italiani, ed altre ed eventuali;
E’ stato costruito tanto, male e in maniera bruttina per far solo cassa
Secondo punto, Burocrazia: è innegabile pure questo aspetto. Diciamo meglio, per non essere generalisti: la burocrazia non sta proprio aumentando, diciamo sta cambiando.
Le cause? Il Legislatore in buona parte è “costretto” a cambiare continuamente le norme perchè dell’altra parte c’è qualcuno che rispetta l’attuale impianto normativo.
Con questo non si intende accusare qualche categoria specificatamente, infatti sostengo che sia un problema di sistema, di cultura e prassi applicata, ne parlo in questo articolo: La Burocrazia quale indice di corruzione di un Paese.
Siamo semplicemente un paese di disonesti, educato ad aggirare le norme e non a rispettarle; degni figli e pronipoti dell’Impero Romano, che iniziò col Ratto delle Sabine.
Terzo punto, Comunicazione: ovviamente l’Italia è un paese arretrato anche sulla Comunicazione e Internet; l’avvento dei social forum ha portato alla luce molte contraddizioni e aspetti poco noti o diciamo sopiti. Sicuramente è emerso con tutta la sua dimensione il fenomeno degli imbecilli funzionali o webeti.
Sicuramente i mezzi di comunicazione hanno amplificato a dismisura i fenomeni “low cost” delle Attestazioni energetiche (ne parlo in questo video) e hanno consentito a chiunque la possibilità di accedere a qualunque informazione.
Pertanto sarà sempre più frequente confrontarsi con Committenti che non saranno proprio digiuni della materia urbanistica, magari attingeranno a notizie fuorvianti o avranno una comprensione distorta di esse non avendone le basi per capirle.
La permeabilità della Comunicazione ha raggiunto livelli mai visti prima
Quarto punto, Decoro e Ordini professionali: difficile commentare questo aspetto. Nel corso degli ultimi anni il decoro dei singoli professionisti (e di conseguenza delle rispettive categorie) è stato eroso soprattutto in base ai tre punti precedenti commentati. Ciò ha comportato non tanto un erosione del Decoro, ma piuttosto della fiducia, autorevolezza e affidabilità.
La committenza si fida meno (e non ha tutti i torti, aggiungo) perchè suppongo percepisca non adeguatamente preparata una parte di professionisti (ho detto una parte, non tutti) per affidargli un bene importante come l’immobile.
Lo percepisce semplicemente entrandoci in contatto, in quanto raramente un professionista è in grado di fornire certezze sugli aspetti burocratici. In questo modo si rischia di apparire agli occhi della committenza come “filosofi acchiappanuvole” dell’edilizia. E non c’è cosa peggiore delle non risposte, della mancanza di certezze da un settore “tecnico” che in teoria dovrebbe fornire solo certezze. Una antitesi vera e propria.
Inoltre è aumentata la “volatilità professionale”, cioè il fatto che la committenza cambi con molta più frequenza il tecnico a cui affidarsi per una pratica, rispetto invece al passato in cui una famiglia aveva il proprio tecnico di riferimento nel proprio paese per tutta la sua durata di attività.
Ciò avviene sia per il ridotto affidamento come appena detto, ma anche perchè non esistendo più le tariffe professionali la committenza ha raggiunto una diversa percezione dei professionisti, ponendoli alla stregua di puro commercio di oggetti, e non di “know how” intellettuale.
Quinto punto, impreparazione al libero mercato: per quasi oltre un secolo i professionisti hanno avuto un “ombrellone” sulla testa, forti di una rendita di posizione legislativamente tutelata. Inoltre nella formazione scolastica superiore e universitaria il professionista non ha ricevuto la benchè minima nozione imprenditoriale e di economia applicata, tanto meno di marketing.
Una volta tolto improvvisamente il suddetto “ombrellone” il professionista si è trovato impreparato di fronte a questo nuovo scenario, divenendo vulnerabile e privo di anticorpi a questo nuovo “virus”.
Ciò ha portato quindi ad avere un professionista sul Mercato che non è sufficientemente attrezzato di strumenti efficaci per affrontare il nuovo assetto. A ciò si aggrava pure la scarsa propensione al cambiamento, perchè in verità gli strumenti e strategie ci sono, ne parlo più avanti.
Con questo si sono esauriti i cinque punti di concause; voglio però aggiungere un dettaglio: quasi venti anni di professione non ho mai applicato le tariffe minime professionali, nè fatto ricorso alla procedura di tassazione notule. Piuttosto è stato vincente concordare prima con preventivi e lettere di incarico, con contestuali rate di pagamento.
Se il singolo professionista sta male, gli Ordini Professionali non stanno meglio.
Nel giro di pochi anni si sono letteralmente visti “spogliare” di alcune loro funzioni storiche, come appunto la regolamentazione tariffaria, la Disciplinare, e la Formazione.
Andiamo… con ordine! La regolamentazione tariffaria è andata perduta con l’abolizione definitiva del 2012. Amen. Ad oggi gli Ordini non sanno fornire risposte formali, diciamo che non possono farlo in quanto non normate; possono esprimere pareri di congruità, tuttavia non previsti dall’Ordinamento vigente.
La materia disciplinare invece è passata da appannaggio esclusivo interno all’Ordine ad materia trattata in coordinamento col Presidente del Tribunale. Prima di fare commenti, ci sarebbe da domandarsi il perchè di ciò e cospargersi il capo di ceneri. E mi fermo qui.
La Formazione obbligatoria: divenuta gradualmente obbligatoria nei rispettivi Ordini, negli ultimi anni è divenuta materia di scontro sulla sua efficacia, sulle modalità in cui viene svolta, sull’accreditamento dei soggetti formatori, e ovviamente sui relativi costi.
Fino a pochi anni fa la FAD, formazione a distanza, era una sigla sconosciuta; gli eventi formativi erano in stragrande maggioranza frontali, gestiti dalle sezioni territoriali provinciali e i professionisti si spostavano da una parte all’altra della provincia per seguirli.
Sempre nel giro di pochi anni si sono affermati i “giganti” della formazione, i cosiddetti Provider, enti accreditati a svolgere la formazione online a distanza in tutta Italia.
Per esempio c’è un portale che ha proposto l’offerta omnicomprensiva di 130 €/annue, ampiamente in grado di coprire qualunque minimo formativo (Crediti) richiesto da ogni categoria.
A questo punto, rispetto alle funzioni canoniche passate, viene da domandarsi quali “funzioni pure” siano rimaste al singolo Ordine provinciale, e se sia il caso di riorganizzarle su base regionale per ottimizzarne i costi.
Si ok, ma tutta questa pippata per dire cosa ?
E’ molto semplice. Penso che il professionista tecnico italiano, giunto in questa situazione particolare, debba iniziare a fare marketing di sè stesso e auto imporsi la propria tariffa professionale, dandosi per primo valore a sè stessi.
Anzi, è il caso di assegnarsi un AutoValore, termine sicuramente noto a chi ha fatto analisi matematica.
Tralasciando il settore dell’Edilizia pubblica che vede i cosiddetti Parametri, nel privato non c’è niente di riferimento.
Anzi si. Voglio esserci io per primo.
Sai a quanto ho stabilito il mio minimo tariffario? Ad oggi è 110 €/ora. E come vedi non ho difficoltà a pubblicarlo.
Sissignore. Se pensi che un massaggiatore prende 30 €/venti minuti, mi sembrano anche pochi (sono serio, te lo assicuro).
A questo punto voglio concludere: scordatevi il ritorno delle tariffe minime professionali.
Europa o No, il fatto è che siamo entrati in un mercato globale e europeo, prevale il liberismo e la concorrenza è considerato un valore, non un nemico da ingabbiare. Senza concorrenza non avremmo avuto tariffe telefoniche ribassate con contestuale miglioramento delle prestazioni.
A meno che non si voglia davvero uscire dall’Europa, il concetto e le pratiche di libero mercato saranno sempre più preponderanti in ogni settore. Con la crescita esponenziale della tecnologia e informatica, questi aspetti cresceranno dello stesso passo.
Ora tocca a noi fare come le compagnie telefoniche: ottimizzare i costi e migliorare le prestazioni; la sfida è epocale e va affrontata.
Dopo tutta questa trattazione, permettimi un piccolo spot: ho scritto un libro assieme all’Arch. Gabriele Tontini Kravchenko intitolato “Web Marketing per le professioni tecniche” in cui analizziamo meglio questi aspetti e illustriamo alcune strategie per affrontare le nuove sfide.
Buona lettura.
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CARLO PAGLIAI, Ingegnere urbanista, esperto in materia di conformità urbanistica e commerciabilità immobiliare
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