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Troppe regole e troppa rigidezza hanno portato all’attuale scacco matto urbanistico che va risolto prima possibile pena l’impasse

Ho l’impressione che la materia urbanistica italiana sia stata spesso strutturata e improvvisata senza un chiaro indirizzo strategico e lungimirante. Se davvero si vuol far ripartire un settore rilevante come l’Edilizia vanno attuate queste ricette:

  • Togliere la competenza in materia urbanistica alle Regioni e costituire un apposito Ministero dell’Urbanistica e Pianificazione territoriale, in quanto non di rado le Regioni hanno emanato provvedimenti con profili di incostituzionalità generando caos e disorientamento nelle PA e tra i professionisti; questo ministero dovrebbe avere inoltre pieni poteri di formulare interpretazioni autentiche;
     
  • Sbloccare veramente la questione della legittimazione urbanistica del patrimonio edilizio esistente, considerando l’avvenuto affidamento nel privato delle sole parziali difformità degli immobili realizzati prima della L. 47/85 o addirittura prima del 1994, ovvero quando l’Agibilità veniva riscontrata attraverso il Comune stesso e i suoi incaricati; si è creato un meccanismo perverso in quanto non è ammissibile comparare la consistenza immobiliare edificata con le riduttive “piante tipo” dei tempi andati con i nostri attuali canoni di rappresentazione grafica e di misurazione metrica, risolvibile in molti casi pagando sanzioni sproporzionate a quattro zeri nei confronti degli attuali proprietari, vittime e non colpevoli di quei reati, se così possiamo definirli.
    Infatti mi preme far notare che il patrimonio edilizio realizzato prima del 1994 in sede di rilascio formale di Agibilità da parte del Sindaco prevedesse l’avvenuto riscontro della conformità agli elaborati progettuali: come dire che anche il “controllore” non abbia controllato, diventando quindi “complice” di non aver rilevato le parziali difformità;
     
  • Togliere il criterio di doppia conformità per le sanatorie a regime ordinario: se il timore politico a ciò è rappresentato dal rischio delle “varianti ad personam” ritengo che nel 2016 sia facilmente risolvibile, e soprattutto in base al grado di maturità raggiunto dalla normativa e strumentazione urbanistica comunale, anche legandola alla nuova esigenza di limitazione al Consumo del Suolo e di Rigenerazione urbana;
     
  • Riformare totalmente l’aspetto amministrativo del deposito progettuale:
    –   istituire il fascicolo di fabbricato contenente la parte edilizia, energetica, acustica, impiantistica e comunque ristretta alle prestazioni d’uso della singola unità immobiliare; in questo caso si deve tuttavia incrementare il livello di controllo da enti terzi e organismi di certificazione della qualità e conformità a norme di settore;
    –    scorporare il procedimento concessorio/autorizzativo per il solo ambito urbanistico planivolumetrico rispetto alla parte edilizia;

L’Italia è bella tutta da Trieste in giù e si fa una certa fatica a capire perchè alcune aree territoriali siano assoggettate al vincolo “brutale” piuttosto che altre;

Vincolistica sovraordinata: superare la ex Galasso con un’ottica più concreta. 

  • lo strumento del vincolo paesaggistico fu intensificato con la ex L. 431/85 “Galasso” con lo scopo di frenare l’abusivismo edilizio nel territorio. Si trattava di una tattica priva di strategia: infatti non solo non si sono limitati gli episodi abusivi rilevanti, ma peggio ancora si è aumentato il carico processuale anche per le Procure.
    Se il vero problema endemico è l’abusivismo edilizio significa che c’è un altro tipo di problema da risolvere alla radice il problema principale: L’IMPUNITA’ E L’ILLEGALITA’.
    C’è un intero popolo che è suo malgrado “educato” a non rispettare le norme, spesso quasi incentivato a non rispettarlo dalla giungla di vincoli, norme e regolamenti;
  • riservare l’autorizzazione paesaggistica solo agli edifici vincolati e sostituirla con l’unico parere per i beni paesaggistici;
  • rimuovere da subito gli aspetti in materia di rilascio autorizzazione o sanatoria paesaggistica relativamente agli aspetti planivolumetrici degli edifici, in quanto duplicazione di una competenza già del Comune, limitando così la competenza delle Soprintendenze agli aspetti esteriori;
  • superare il concetto di “vincolo” e puntare a quello di tutela, più coerente ed efficace rispetto alle esigenze del cittadino, attraverso la redazione di migliori e più efficaci strumenti urbanistici comunali;

Gli edifici del Patrimonio dell’Umanità censiti dall’Unesco furono realizzati quando non c’erano vincoli e molto buon senso;

Ci sono molte altre considerazioni da analizzare sulla questione in particolare sulla

Rigenerazione urbana e consumo del suolo:
se ci fosse concreta volontà verso questa direzione il Legislatore dovrebbe comunque disinnescare le problematiche esposte ai punti precedenti, che sono il vero ostacolo verso una nuova fase dell’urbanistica italiana.

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carlo pagliai

CARLO PAGLIAI, Ingegnere urbanista, esperto in materia di conformità urbanistica e commerciabilità immobiliare
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