Questo piccolo grande uomo, da solo, sta riuscendo a sensibilizzare veramente la cultura tecnica. Il suo messaggio merita particolare attenzione da parte di imprese e progettisti del settore edilizio.


Mi rivengono in mente le parole che ascoltai a un corso di formazione nel 1998, rimaste attuali più che mai con l’avvio della campagna #vorreiprendereiltreno:

l’imposizione per legge dell’abbattimento delle barriere architettoniche, rispetto a una mancata applicazione volontaria, suona come una pesante sconfitta per i progettisti italiani.

Il relatore in maniera molto accalorata espresse questa ferma convinzione, approvata con un lungo applauso dei presenti, quando introdusse l’argomento principale:

la Legge 13/1989 e il Decreto 236/89.

Possiamo definire questi due provvedimenti come norma fondamentale in materia di abbattimento delle barriere architettoniche in Italia.
Prima di esse l’argomento fu affrontato con alcune disposizioni contenute nella Circolare Ministeriale del 19 giugno 1968, in seguito riprese ed integrate dal D.P.R. del 27 aprile 1978, riguardanti la materia delle barriere architettoniche negli edifici a carattere pubblico e sociale.

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La Legge 13/89 introdusse concetti e requisiti progettuali obbligatori in tutti i settori dell’edilizia e urbanistica, normando obblighi per spazi ed edifici pubblici, nonchè per tutta l’edilizia civile privata.

Furono definiti i tre requisiti cardinali e gerarchici della progettazione edilizia finalizzati al superamento delle barriere architettoniche e alla fruizione degli spazi da parte di tutti i soggetti con disabilità motorie o sensoriali, anche temporanee:

  • Adattabilità: 
    possibilità di modificare in seguito lo spazio realizzato a costi contenuti, allo scopo di renderlo completamente accessibile e fruibile anche dai soggetti interessati;
  • Visitabilità: 
     possibilità di accesso agli spazi di relazione e ad almeno un servizio igienico di ogni unità immobiliare da parte dei soggetti interessati. Sono spazi di relazione gli spazi di soggiorno o pranzo dell’alloggio e quelli dei luoghi di lavoro, servizio ed incontro, nei quali il cittadino fruisce la funzione svolta;
  • Accessibilità: 
    possibilità di fruire degli spazi dell’edificio e delle sue singole unità immobiliari e ambientali, nonchè delle parti condominiali, di accedervi e di fruirne degli spazi e attrezzature in condizioni di adeguata sicurezza e autonomia;

Iacopo Melio ha saputo riportare all’attenzione della collettività un problema da sempre ineludibile, usando con intelligenza e saggezza due ingredienti: la comunicazione e l’ironia.

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Bisogna ammirare soprattutto quest’ultimo suo secondo aspetto caratteriale: da anni seguo le sue campagne di sensibilizzazione, rimanendo basito per e le reazioni scomposte di alcuni vigliacchi haters verso le sue critiche costruttive rivolte a taluni soggetti politici.

Anche in casi gravi come questi, parafrasando lo stesso Iacopo, ci ha “imparato” una bella lezione di umanità. (Iacopo, spero di averti strappato un tuo sorriso :-) )

Veniamo alla parte più importante della sua “lectio” di sensibilizzazione: essa è rivolta principalmente a noi professionisti tecnici.

Si fa tanto di parlare di qualità architettonica ma purtroppo emerge una certa resistenza nelle innovazioni migliorative e virtuose nel campo della produzione edilizia.

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Spetta a noi il principale compito di persuadere e fare “consensus building” presso i nostri committenti pubblici e privati, convincendoli dei benefici ricadenti sul piano collettivo.

Sono convinto che l’abbattimento delle barriere architettoniche sia vantaggioso anche per l’edilizia privata, acquisendo maggior valore sul mercato immobiliare perchè appetibile da una crescente fetta di popolazione italiana: gli anziani.

Iacopo Melio - Photocredit di Iacopo Melio
Iacopo Melio – Photocredit di Iacopo Melio

Ritengo quindi che la campagna #vorreiprendereiltreno avviata da Iacopo Melio meriti ampia diffusione anche nel settore edilizio privato, di fronte anche ai possibili scenari di rigenerazione urbana che si profilano nel vasto patrimonio edilizio esistente.

In questa ottica sarebbe auspicabile l’introduzione di un permanente sistema agevolante e premiante nuove costruzioni e ristrutturazioni rispettose del criterio di accessibilità delle unità immobiliari, vuoi con sconti sugli oneri di urbanizzazione o premialità volumetriche, vuoi con altri sistemi da affiancare alle agevolazioni fiscali.

C’è una seconda cosa che vorrei ribadire:
Iacopo ci sta veicolando il suo messaggio con un sorriso di speranza, il nostro unico dovere di progettisti è di coadiuvarlo.